Patrizia Bonardi

Biografia


La ricerca artistica di Patrizia Bonardi parte da un nucleo intimo, interiore in cui l'essere donna cerca di assumere un ruolo di cittadinanza attiva come impegno politico e sociale diretto. Madre di tre figli, si laurea a pieni voti "in teoria e pratica dei linguaggi artisti contemporanei" analizzando il rapporto di collaborazione fra artisti e sociologi. Lavora nell'ambito ambientalista fondando un comitato per la salute e il territorio. I suoi progetti artistici si sono sviluppati in più ambiti, dal disegno alla videoarte, dalla pittura all'installazione con un'impronta personale molto delineata. I video di Bonardi, girati con una videocamera amatoriale, documentano azioni semplici spesso eseguite dall'artista stessa. Parlano di un'evoluzione interiore, del tentativo di passare da un contesto intimo a un contesto sociale. Il prendersi cura è atteggiamento complessivo, politico che trova in certi materiali una forte carica simbolica. La benda intinta nella cera costruisce strutture legate alla sofferenza dell'uomo e della natura. Da qui i suoi lavori che si sviluppano in installazioni come Crolli liquidi, Cura e Quasar. Ideatrice della pagina in rete artists.sociologists è fondatrice dell’omonima associazione che cerca di attivare un dialogo fra gli artisti e i sociologi, sulla scorta della sua tesi di ricerca “Incontri inattesi quando artisti e sociologi dialogano” 2009. Patrizia Bonardi vive e lavora a Bergamo.

     

Recent Portfolios



  Catalogo Artisti Ordina video

Video  disponibili:

melograno.pomegranate, 5:09, 2016
“Fastidio – suoni stridenti – umani e non umani. Una fabbrica fantasma nel deserto, un uomo nero si muove, è un direttore di orchestra che dirige un nulla? Ombre scendono da non luoghi e diventano una sola donna, all’origine del mondo, quando si danzava in dialogo con le stelle, nel legame con nature desertiche e rigogliose. E’ vita brulicante che ruba un potere che non ha senso e per questo lo getta via nel nulla: la bacchetta del direttore. Il direttore gesticola, rallenta, si spersonalizza, si perde…? La donna diventa sciamana, gli dona vento di rami e il frutto della rinascita: il Melograno." (testo di Milena Gammaitoni e di Luigi D’Elia)
Performer : Maurizio Salvetti e Federica de Matthias

Fiori migranti.Rituale, 3:40, 2015
Si alza una voce come venisse da un tempo sospeso, eterno, mentre nel lago Calamone si compie il rito dell'accoglienza. Sulle acque crepuscolari del lago, si vede in lontananza una presenza che galleggia fra terra e cielo e che ricorda, in miniatura, un'imbarcazione costipata di povera gente. Avvicinandosi a riva, le mani la accolgono e la ri-accolgono: è solo una piccola zattera che porta su di se minuti fiori uniti gli uni agli altri, fatti di bende intinte nella cera d'api. Le lunarie, dai colori delle cere naturali, circondano i fiori indicando la solidarietà come frutto magico che la natura umana può generare.

Patrizia Bonardi – Run with the past, 4: 41 2014
Il luogo è naturale e artificiale, fatto di alberi che da liberi si trovano costretti in ordinati intrecci, diventando trappola. Tre giovani, in simbiosi con l'ambiente, vivono in armonia fin quando gli arbusti da accoglienti diventano confine. Il luogo è magico e ipnotico, carico di suggestioni, di ricordi, di passato, ma fa barriera. È tempo di rigenerarsi e trovare di nuovo la libertà arborea, la via d'uscita da quel bosco simmetrico, perfettamente concentrico.

Water's expectation, 4'15'', 2013
Si è giovani e già vecchi nell'attesa implicita del vivere e del morire. Un lago profondamente scuro, una voce scissa in echi materni e tre ragazzi,i miei figli, che aspettano di provare la loro fragile umanità. Sospesi nella nebbia che fa incerto il respiro, che rende più scuro il lago, il pozzo dell'esperienza che attende, la fine annunciata nel nascere. Il freddo della montagna, dell'acqua di ghiaccio che paralizza mentre la voce rassicura che è vita, che è prova ,che è momento e che la fine è nell'inizio.

The immobility of tree, 3'11'', 2012
La consistenza di noi stessi fugge nella follia del quotidiano. Ansiosamente ci aggiriamo in cerca di identità. L'immobilità dell'albero ci riporta in noi. Scaviamo per mettere radici, per trovare un giaciglio fatto di memoria, di coriandoli bianchi, frammenti di inconsistenza. Nel video l'immobilità degli alberi si confronta con l'evanescenza della figura che si moltiplica in tanti sè caotici e identicamente inconsistenti. La geometria perfetta del pioppeto sembra fare da gabbia alla tortuosità del percorso umano. L'ordine razionalmente voluto dall'uomo per la piantumazione snatura la varietà arborea, anche se la bellezza prospettica attrae con l'intensità della luce nel punto di fuga centrale. L'occhio della videocamera avvicinandosi mostra le differenze, ritrova la maestosità dell'albero, la sua unicità. Le figure che si aggirano fra i pioppi paiono sciogliersi come la neve che febbrilmente calpestano. Impercettibilmente però, portano con sé la capacità di mettere a fuoco e di riprodurre immagini di ciò che guardano. Finalmente trovano l'albero e la dispersione in mille sé viene ricomposta dallo scatto. Il silenzio si fa presente, oltre il suono di una voce meccanica che a stento ricorda la sua ingenua poesia. La figura è ora persona che nell'attrazione per l'albero ne imita il ciclo vitale. Si auto-piantuma affrontando la terra invernale, circondata dai frutti dello scatto che diventano i semi di questo tentativo di rigenerazione. La fragilità e l'utopia del gesto lasciano disarmati. Del resto questi semi sono fotografie vuote, immagini evaporate come neve al sole, coriandoli di un giorno di festa, frammenti di gioia inconsistente.

Lasting, 4'29'', 2008
Movimenti lenti e ripetitivi, consapevole che siamo su una soglia pericolante, ma ipnotizzati dalla pazienza dell'ago, dalla ferita dello strappo. Fuori la luce sembra accoglierci e ogni tentativo di uscita pare destinato a perdersi nel filo di noi stessi. Non sappiamo se sara' per sempre o solo ancora per un attimo e poi tutto in crollo ci portera' all'oltre o se il coraggio ci prendera' per mano, superando lo schermo, superando la nostra immaginazione per andare a cercare il contatto, il movimento, la partecipazione.