Alessandra Arnò

Biografia


Nata nel 1977, vive e lavora a Milano. Diplomata all’Accademia di Brera nel 2001, sfrutta le potenzialità espressive della fotografia a del video. con l'attenzione è rivolta verso i “gap” visivi e tecnologici, che con le loro aberrazioni, alterano la percezione della realtà, ridisegnandone i contorni. Lavora soprattutto con video e installazioni, ed è stata invitata a mostre, rassegne e festival di videoarte internazionali tenuti a Tampere, Toronto, Dublino, Varna (BG), Budapest, Utrech, Lisbona, Novosibisk, Parigi, Belfast, Bonn, Marseille.
In Italia ha partecipato a diverse rassegne video e mostre a Milano, Roma, Brescia, Torino, Pescara Firenze.
Dal 2008 è co- fondatore di Visualcontainer e dal 2009 direttore di VisualcontainerTV e [.BOX] Videoart Project Space dal 2010.

     

Recent Portfolios



    Catalogo Artisti Ordina video

Video  disponibili:

Blindfold, 1'00", 2011
Essere o non essere, vedere o non vedere, esistere o non esistere. Un video che parla del risveglio della coscienza attraverso una sorta di linguaggio braille visibile

Earth 2010, 3:14, 2010
Earth, un mondo dove la tecnologia è utilizzata per spiare e la scienza non controlla più i suoi effetti collaterali e disastrosi, in cui la sovraesposizione mediatica del singolo diventa uno strumento di controllo e archiviazione. Dove la natura è in parte sopravvissuta, ma ha perso la sua energia. Dove tutto è immobile.
Ciò che viene restituito è l'immagine di un pianeta morente, nello spazio buio... mentre tutti noi siamo affascinati da questa nuova scienza.

Play, 0:55, 2009
Un uomo fa dei gesti in uno spazio vuoto. Sembra un gioco, in sottofondo si sentono dei bambini che cantano.. In realtà si vede un ex khmer rouge, che lega, denigra e imbavaglia un detenuto, solo gli stessi gesti eseguiti a distanza di anni nella stessa prigione dove lavorava quando era adolescente. Il sonoro è una marcia di guerra cantata dai ragazzini addestrati a uccidere nei killing field cambogiani.
Si innesca un parallelo tra i giochi infantili e la reale infanzia che i kmer rouge che hanno passato a commettendo i crimini di guerra più efferati senza alcuna consapevolezza.
L’immagine pittorica e didascalica del video ricorda le enciclopedie degli anni '70 ed è un omaggio a uno dei pochi sopravvissuti, un pittore, che ha poi illustrato quello che succedeva all’epoca di polpot all’interno del killing field di Phon Phen. Ora l'ex prigione è diventata il suo museo.

Save ours Souls, 02' 46", 2008
La struttura predominante iniziale ricorda lo studio delle tre figure alla base della crocifissione di Bacon.
In mezzo a queste figure in attesa appare un essere superiore che poi scatenerà una serie di eventi. Il video ha diversi livelli di lettura, mostra la metafora della vita umana, sia laica che religiosa, che si conclude con un mare in tempesta.. un finale che lascia in sospeso e prelude un nuovo inizio ciclico..

White Noise, 01' 26", 2007
La visione è un esercizio di focalizzazione volontaria.
Un continuum visivo dove traspare l’aspetto altro della visione, una oggettivazione del messaggio subliminale.
L’interstizio della visione diventa così soggetto e un nuovo linguaggio.
White Noise è un progetto sull’interferenza e la frammentazione visiva, dove video e audio sono strettamente legati per coinvolgere lo spettatore nell’esperienza visiva, che si concluderà con un allineamento.
Allineamento mentale e oggettivo.

S.O.S., 01' 28", 2004
Questo video è la trascrizione in immagini per esteso del significato dell'’abbreviativo S.o.s. in codice morse (save ours souls) intervallando immagini relative alle conquiste umane con immagini legate all’infanzia.
Stazioni orbitanti come giochi dei bambini, sospese nell'universo.

Talking head #0, 03' 49", 2004
Ultimo video della serie Talking head, è la conclusione di un ciclo di icone mediatiche, questa ultima testa si compone da un rumore di fondo amniotico, per evolversi su se stessa e sparire nel nulla.

One shot, 00' 42", 2003
Questo video è nato da un sentimento di angoscia e di precarietà, dalla mancanza di certezze. Siamo tutti in balia della sorte.
Il video si apre con la sagoma di una pistola che rotea su se stessa, esattamente come la impugnavano per gioco i cowboy. Allo stesso modo il destino gioca con la nostra sorte, con la nostra vita, con molta leggerezza. La sagoma della pistola non è altro che la sagoma del cielo ritagliata dai palazzi.
Non c’è più rifugio, neanche dal cielo.

Stars, 05' 17", 2003
Un cielo stellato dove le stelle pulsano, ma l'immagine rilassante e un positivo sguardo verso il futuro che una stellata suscita d'estate, si trasforma in un evento catastrofico. Questo video potrebbe avere molte metafore e una di queste rappresenta il disfacimento di qualsiasi sogno o ipotesi futura. Tutto è dato dal caso. Le stelle ci cadono addosso e a poco a poco il cielo collassa.

Talking head #4, 01' 31", 2003
Talking head #4, mostra un’ugola, intesa come “il bambino che parla dentro la mia testa”, un’escrescenza corporea che è la propria voce interiore. L’audio è stato ripreso e rimontato da Shining.
In questo caso l’incapacità comunicativa viene attribuita ad una segregazione mentale.

Talking head #3, 01' 12", 2003
In “Talkinghead #3” viene ripetuta una frase in maniera ossessiva ed incalzante, quasi si voglia materializzare per esorcizzare, quello che viene detto.
La testa si gonfia, si deforma, sembra che voglia buttare fuori da se una cosa che non gli appartiene.
Questa è una performance estenuante che si conclude con un senso d’ incapacità e di ineguatezza.

Light headed, 03' 20", 2002
Il significato del titolo "frastornato", un viaggio che ha come linea guida visiva il bordo di un marciapiede. La città durante il viaggio si fonde nelle sua ombra ridisegnandosi su se stessa. Un viaggio nella percezione onirica dello spazio.

Talkinghead #1 #2, 02' 12", 2001
Talking Head#1-#2, è una videoinstallazione double screen, dove due opposti, giocano a rimbalzarsi in un errore comunicativo, confondendo lo spettatore che si trova tra le due teste. Lo stereotipo della fissità tipica delle icone, viene sottolineato dalla ripetizione ossessiva, come un errore comunicativo moltiplicato all’infinito.

Corpo I.C.K., 03' 48", 2000
Un corpo si contorce a ritmo del suo battito cardiaco in un continuo divenire. In apnea si trasforma e si cancella nello spazio per fermarsi poi a respirare e ricominciare. Realizzato con still della serie fotografica "Corpo I.c.k."